Come Interface Designer, mi occupo di individuare lo stile adatto alle interazioni che compongono un’ interfaccia.

Ho sempre amato i libri per bambini pieni di disegni , le illustrazioni delle grandi enciclopedie e le riviste di arredamento sparse per casa. Successivamente mi sono appassionata all’estetica punk, super colorata, disordinata, caotica. Musica e libri hanno influito sulla mia grande passione per la grafica fin dai tempi dell’adolescenza. Lì, alla ricerca di un posto del mondo e di un’identità maggiormente definita, ho iniziato ad esplorare le possibilità che si celavano all’interno dell’universo del design e dell’illustrazione. Ho iniziato in modo semplice, come tanti altri all’epoca, ovvero su Myspace. In quell’ambiente ancora così primitivo ma che ai miei occhi sembrava una finestra su un futuro pieno di possibilità iniziai a studiare e a conosce HTML & CSS con i layout, le griglie, le variabili e tutto ciò che mi permetteva di esprimere al meglio la mia personalità, che si rivelò inaspettatamente attratta dal kitsch. Grazie alle animazioni psichedeliche piene di colori improbabili che furoreggiavano a quell’epoca decisi dunque di approfondire il mondo del web iscrivendomi al corso di studi in Informatica Umanistica presso l’Università di Pisa.

Del resto le cose strane mi sono sempre piaciute, quindi perché non scegliere proprio un corso che univa materie umanistiche e informatica? Esemplificativo, in tal senso, fu la mia tesi: Epigrapisa, un viaggio alla scoperta della città attraverso la digitalizzazione delle epigrafi sparse di quartiere in quartiere.

Questa esperienza fu, nel suo piccolo, una piccola svolta per le mie scelte future. Capii che l’applicazione dell’informatica in ambito umanistico era perfettamente nelle mie corde e decisi dunque di approfondirne le tematiche iscrivendomi al corso di Design della Comunicazione presso l’ISIA di Firenze. Anni folli, fatti da momenti di grande esaltazione accompagnati ad altri decisamente più duri che scalfirono, a volte, anche le mie certezze più incorruttibili, ma che alla fine si concretizzarono in una delle più grandi soddisfazioni della mia vita.

Terminati gli studi, stanca ma estremamente gratificata, ho lavorato a stretto contatto con il mondo IT, con la possibilità di progettare fin da subito interfacce responsive che spaziavano in diversi ambiti, dal mondo erp alle app. Non lo nego, sono stata sicuramente fortunata a trovare fin da subito un lavoro che corrispondeva alle mie ambizioni, ma sono anche convinta che la mia proverbiale cocciutaggine mi ha sostenuto in questa scelta e, in un certo senso, mi ha premiata. Ho inoltre avuto modo di sperimentare e di applicare ciò che avevo avuto modo di studiare con sufficiente autonomia e libertà, cercando sempre di trovare il giusto look per la giusta interfaccia, una vera e propria sfida a cui non ho mai rinunciato, sia dal punto di vista dell’immagine che dal punto di vista del brand, senza dimenticare le sensazioni che quest’ultima doveva e voleva trasmettere. Il mio background mi è stato sicuramente di sostegno, dato che mi ha permesso di tenere sempre in considerazione ogni tipo di utente, per cercare di trovare i giusti mezzi espressivi adatti alla comprensione di ognuno, progettando sempre in maniera inclusiva e accessibile. Proprio per questo motivo amo molto il mio lavoro, dato che mi permette, attraverso la collaborazione, di comprendere quali scelte siano più adatte per creare un prodotto sia digitale che non, oltre alla precisione quasi maniacale per creare il design system più indicato. Sì, non sono di certo una persona che ama le cose approssimative.

Dal 2022 faccio parte del team di Tangible, con cui condivido valori, metodo e progetti stimolanti.

Quando non lavoro potete trovarmi immersa tra videogiochi, graphic novel e documentari.



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